Donnafugata 2Un’eccellenza italiana in ginocchio: il caso Donnafugata.

Quando ho sentito parlare del fallimento del Donnafugata non potevo crederci, una struttura giovane, inaugurata nel 2010, che si trova all’interno di un parco di 240 ettari, con 202 camere e suite, 8 sale riunioni per un totale di 900 metri quadrati di spazio, un centro benessere e fitness e due campi da golf a 18 buche: il Parkland, immerso tra gli ulivi e carrubi, firmato da Gary Player e il Links, creato dalla fantasia di Franco Piras, che sia affaccia sul mare. Una struttura, dicevo, che offre tutto quello che un golfista e non, ha sempre desiderato. Come può fallire? E’ vero, il golf italiano, inutile nasconderlo, non sta attraversando uno dei suoi momenti migliori, e lo sanno bene gli addetti ai lavori. Ma da qui al fallimento… la strada è lunga.

Il Sole 24 Ore riporta, in un articolo di Nino Amadore, che il Resort non ha mai sofferto di crisi, tanto che per quest’anno erano state registrate prenotazioni per un milione e 600 mila euro, e che una volta  dichiarato il fallimento, la curatela ha preso possesso dei conti correnti per un valore di un milione e 500 mila euro.

I dipendenti sono 45 (8 a tempo pieno e 37 in part time verticale) tutti sospesi e non licenziati (per il momento) e quindi senza ammortizzatori sociali. Sono loro ad aver chiesto aiuto al sindaco di Ragusa, Fabio Cassì, dopo che il 31 maggio 2018 la struttura è stata dichiarata fallita e aperta in esercizio provvisorio fino al 30 Novembre 2018.  Sono loro i primi che non si spiegano la situazione.

A Dicembre la struttura è stata messa all’asta dal curatore fallimentare Giovanni Gurrieri ; asta rimasta deserta. ( per essere più precisi al bando ha partecipato una sola azienda che non soddisfaceva i requisiti richiesti). Il 25 Gennaio è stato aperto un nuovo bando, con un ribasso pari al 50% , che è scaduto il 25 Febbraio senza alcun risultato.

Ma è davvero una questione puramente economica e di bilancio?

Non proprio, e il tutto si spiega nel ricorso per il fallimento del Donnafugata Resort srl, di cui è legale rappresentante l’imprenditore Bruno Petruzzo, depositato dalla famiglia Arezzo al Tribunale di Ragusa nel Giugno 2017.

Un contenzioso tra la famiglia Arezzo e il Donnafugata Resort srl che ha origine nel contratto di vendita e affitto degli immobili, stipulato tra le parti nel 2004 e poi modificato due volte. Il contratto prevedeva l’adempimento del Donnafugata Resort srl, a titolo di corrispettivo, di una serie di “obblighi di fare” che secondo la famiglia Arezzo non sono mai stati rispettati. Tra i sopracitati obblighi quelli relativi agli interventi al complesso Casa Carlana, al campo da golf executive e l’utilizzo di fabbricati rurali. La famiglia Arezzo sostiene di aver anticipato le spese necessarie per l’esecuzione di tutte le opere per un totale di 30 milioni. Diversa la stima della Corte d’Appello di Catania, alla quale si è rivolto Petruzzo presentando il ricorso contro il fallimento: per la Corte il controvalore degli obblighi del fare ammonta a 13 milioni di euro.

Una sproporzione, quindi, rispetto ai bilanci del Donnafugata Resort srl non ritenuti in condizione di garantire alcunché e quindi destinato al fallimento.

La situazione non è delle più rosee. C’è da sperare che il Donnafugata possa ritornare nel panorama golfistico italiano e internazionale al più presto, di eccellenze il golf italiano ne ha bisogno.

Donafugata/Parkland #15

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