Nel mese di Ottobre ho frequentato un seminario tenuto da Mike Adams, maestro di golf americano che si colloca al secondo posto del ranking stilato per il 2017 e 2018 dalla Golf Digest’s newest 50 Best Teachers List.
Secondo solo a Butch Harmon e seguito da Chuck Cook, Jim McLean, Cameron McCormick, Mike Bender, David Leadbetter (vincitore nel 2000), Hank Haney, Jim Hardy e Sean Foley, Mike Adams ha al suo attivo non solo molti allievi del PGA Tour e LPGA ma moltissime pubblicazioni, tra le quali 5 libri, ai quali seguirà il suo ultimo libro in uscita a breve negli Stati Uniti.
Mike è un grandissimo studioso dello swing, ma soprattutto del corpo umano ed è questo che mi ha affascinato di più. Il suo studio è prettamente oggettivo, fatto di misurazioni, semplici test da far eseguire al giocatore per capirne le caratteristiche più marcate.
Passare tre giorni con lui è stato entusiasmante e superare l’esame di certificazione relativo al suo metodo di insegnamento non è stato affatto facile ma è stata una grossa soddisfazione.
Mike mi ha letteralmente aperto gli occhi su una serie di caratteristiche fisiche che influenzano il gesto tecnico che dapprima mi limitavo ad osservare con occhi asettici mentre adesso sono in grado di ricondurre a relazioni di azione e reazione.
Se mi vedrete in campo pratica con un metro a testare allievi sappiate che non sto dando di matto ma sto applicando il suo metodo. Da buon “scienziato dello swing” come mi piace definirlo, ha tutto catalogato, studiato e misurato.
Devo dire che queste sue caratteristiche scientifiche si sposano molto bene con il mio carattere.
Per darvi un assaggio delle sue teorie vi posso anticipare che lui è solito catalogare gli allievi in base alle loro caratterisiche più evidenti in 3 tipologie di riferimento: Launcher, spinner e glider. Il launcher è quel giocatore che sfrutta principalmente lo spostamento verticale per trasmettere velocità alla testa del bastone, lo spinner è colui il quale ha maggior spostamento rotatorio e il glider è il giocatore che utilizza maggiormente lo spostamento lineare per accelerare la testa del bastone. Oltre a queste classificazioni ha studiato, per esempio, l’influenza della lunghezza dell’avambraccio rispetto alla lunghezza del braccio in relazione al piano del downswing, oppure l’influenza della mano destra sul grip, sul release del bastone e sull’angolo d’attacco all’impatto.
Per esempio avete mai notato quanto sia piatto il downswing di Sergio Garcia? Preferenza ? O esigenza collegata a una sua caratteristica fisica? Garcia muove il bastone in quel modo nel dowswing perchè non potrebbe fare altrimenti avendo l’avambraccio più corto del braccio.
Questo è solo un semplice esempio di dove sia arrivato Mike Adams con i suoi studi .
Una cosa è certa e su questo credo valga la pena riflettere:
Le correzioni non sono tutte uguali e il bastone si deve muovere il più possibile seguendo le caratteristiche fisiche del giocatore, quindi attenzione a non scambiare per errori le posizioni dettate dalle esigenze fisiche del giocatore.
E’ proprio vero: Mike Adams “is cracking the golf swing code” e apre la mente di chi lo ascolta.
Se siete curiosi venite a trovarmi e scopriremo insieme come migliorare le affascinanti caratteristiche del vostro swing.
(Thanks to golfersapex for the pic.)
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